A dengua putnzes

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Potenza 19 dicembre 2016. Un’altra bellissima serata per i soci dell’Auser “Comunità solidale”, il Lunedì è un giorno in cui è programmato il corso di dialetto tenuto dalla professoressa Crescenzia Lucia ma stasera si terrà un corso intensivo di potentino.

I vari momenti previsti dal programma sono coordinati dalla signora Elga Rizzitiello che svolge fra l’altro la funzione di presentatrice.

Si inizia. Vincenzo Perretti, autore del libro “A dengua Putenzesa”, precisa che della lingua potentina si è praticamente persa ogni traccia in quanto ormai nessuno la utilizza più. In verità bisognerebbe risalire al settecento per poter risentire la parlata della nostra città.

Potenza quando nel 1806 divenne capoluogo della provincia di Basilicata non era il comune con il maggior numero di abitanti. Altre erano le città più grandi: Matera, Avigliano, Melfi. Nella nuova suddivisione politica elaborata per il regno di Giuseppe Bonaparte il capoluogo non poteva più essere Matera perché, rimasta fedele ai Borboni, aveva contrastato il nuovo regime.

Potenza, divenuta capoluogo, vide un graduale incremento della propria popolazione legato all’importanza amministrativa che andava assumendo. Con l’incremento della struttura burocratica gli artigiani e i contadini potentini lasciarono ai funzionari statali i piani alti delle abitazioni trasferendosi nei sottani (suttan).

L’incremento della popolazione fu determinato anche dal trasferimento di tante famiglie di lucani che lasciarono i paesi di origine per venire  a Potenza.

In questo periodo la lingua parlata dalla maggioranza dei potentini è l’Aviglianese.

Il lavoro di Perretti è frutto di un’attenta e puntuale ricerca dei documenti originali risalenti al passato.

Lo stesso Perretti ma anche la Rizzitiello recitano alcune poesie in dialetto.

La compagnia teatrale “La salesiana” presenta una breve scenetta comica ambientata nell’ottocento. Due coniugi, impersonati da Michele Condelli (la moglie) e da Giuseppe Ligrani (il marito), ricordano i tempi lontani del fidanzamento.

Segue un intermezzo musicale a cura di due giovanissimi musicisti, Domenico Restaino e Alessio Giuseffi, che si esibiscono suonando l’organetto.

Riprende la scena Vincenzo Perretti che recita altri brani in vernacolo. L’attenzione si sposta su alcuni detti popolari che nascono da situazioni determinati dalla vita quotidiana e dal momento storico fatto anche di miseria. Tanti mariti emigrano in terre lontane e in città restano le vedove bianche.

Ritorna la “Salesiana”. Due anziani, Giuseppe Ligrani e Dino Lagrotta, si confrontano con un giovane, Michele Condelli, tifoso della squadra di calcio e poco attento allo studio. Il ragazzo nonostante il suo atteggiarsi superficiale e ingenuo con arguzia riesce a prevalere quando è posto di fronte alle situazioni problematiche che i nonni gli proporranno.

Di nuovo in pista i due musicisti che con il  suono dei loro organetti chiudono la serata.

Tutti i momenti proposti sono risultati graditi agli spettatori che hanno manifestato il proprio gradimento con lunghi applausi di approvazione.

Cliccare per vedere le foto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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