Di nuovo in Sicilia!

A Pasqua sono stata in Sicilia, mi è piaciuta e, dopo 17 giorni, con l’Auser di Potenza, sono ritornata. La meta questa volta è Palermo che avevo visto con un viaggio lampo 34 anni or sono, ma non ricordavo nulla.

21 aprile 2018

Con un pullman pieno, siamo partiti da piazza Zara e, dopo la tappa a San Giovanni in Fiore per il pranzo a sacco, ci siamo imbarcati per Messina e di lì abbiamo proseguito per Palermo. Nel pomeriggio siamo giunti all’Hotel **** “La Casena dei Colli” dove ci attendevano due soci dell’Auser di Palermo che sono stati le nostre guide per questi quattro giorni. Sono Gaspare Semprevivo e Andrea Ducato, due simpaticissime persone e subito sono entrati in sintonia con noi e si sono impegnati a farci vedere il massimo della loro città di cui sono innamorati.

Ci siamo subito recati a Mondello, la spiaggia preferita dai Palermitani, adagiata in un’amena insenatura fra il monte Pellegrino e il monte Gallo. E dire che un tempo era una zona paludosa, bonificata poi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e vi sorse la “città giardino” e così cambiò la zona che divenne località balneare d’élite, ricca di elegantissimi insediamenti. Oggi esiste ancora il caratteristico Kursaal a mare, celebre stabilimento balneare che pare proiettarsi nell’azzurro della baia. La spiaggia e lo stabilimento sono
stati oggetto delle nostre foto, ma non abbiamo tralasciato il tramonto che ci donava una sensazione di gioia.

All’ingresso dello stabilimento, in un ampio spazio, ci è venuto a salutare il presidente dell’Auser di Palermo che ha avuto parole di benvenuto e di amicizia nei nostri confronti, ci ha aggiornati sulle loro numerose attività e ci ha augurato un buon soggiorno nell’isola.
Rientrati all’hotel, a piedi ci siamo spostati al ristorante “La casina della nonna” per la cena e poi a letto a riposare dopo una giornata abbastanza pesante.

22 aprile 2018

La colazione l’abbiamo consumata in albergo e, il primo giorno, appena scesi, abbiamo spalancato gli occhi e preparato lo stomaco di fronte a tutto quel ben di Dio! C’erano abbondanti cornetti con tanti ripieni diversi, torte, piccoli cannoli, cassatine, dolcetti vari, per il salato salumi e formaggi assortiti, varietà di pane, frullati, frutta fresca di più tipi oltre ai classici succhi, caffè, cappuccino, te, cereali, yogourt…

Tutti sazi e soddisfatti ci siamo diretti al centro di Palermo. Abbiamo visto dall’esterno il teatro Politeama, qualcuno ne ha visitato anche l’interno. É stato edificato fra il 1867 e il 1874 e domina la piazza Ruggero Settimo. Ha struttura circolare che richiama i più classici modelli pompeiani. Ha un maestoso portale con arco a tutto sesto che ricorda quelli trionfali, culmina con un grande bassorilievo, il tutto sovrastato da un gruppo scultoreo, opera di Mario Rutelli, rappresentante una quadriga bronzea. Un usciere, che mi ha vista interessata a fotografare dei fiori, mi ha condotta sul lato sinistro del teatro per mostrarmi un albero gigantesco, secolare, dell’età del teatro , mi ha detto che si chiama “trascena drago” ed io mi son fatta fotografare accanto.

Poco più avanti c’è il Teatro Massimo, uno dei più grandi e prestigiosi d’Europa, progettato e seguito nella costruzione dal 1875 al 1897 da Giovanni Battista Basile. Si erge maestoso con i suoi circa 8000 mq di superficie e la meravigliosa facciata in stile neoclassico con un’ampia scalinata, fiancheggiata da due leoni di bronzo su cui troneggiano le tatue della Tragedia e della Lirica, che conduce al pronao (portico anteriore) a sei colonne che terminano con capitelli corinzi, sormontate da un grande frontone. I leoni sono anch’essi opera di Mario Rutelli. Qui abbiamo scattato numerose foto, anche di gruppo.

Nel cuore di Palermo si trova piazza Vigliena, meglio conosciuta come Quattro Canti, perché è formata dall’ntersezione delle due principali strade: corso Vittorio Emanuele e via Maqueda che si incrociano ad angolo retto e danno vita a quattro popolosi rioni. Ai margini di piazza Vigliena sorge la chiesa di San Giuseppe dei Teatini. Sotto alla chiesa vi è un vano ipogeo che accoglie un’altra chiesetta intitolata alla Madonna della Provvidenza. Qui è sgorgata dell’acqua e la gente vi si recava per attingerla perché miracolosa ma, per comodità hanno trasportato nella chiesa superiore l’effige della Madonna e incanalato l’acqua che ora scorre da una fontanella su una parete esterna della chiesa ed è sormontata da una figura della Madonna in ceramica. Abbiamo bevuto l’acqua e recitato una preghiera.

Alle spalle della chiesa vi è piazza Pretoria, una delle più antiche di Palermo che prende il nome dal palazzo Pretorio, oggi sede del Municipio. É racchiusa da edifici di grande pregio architettonico e da due chiese: Santa Caterina e San Giuseppe. Nel 1574 al centro è stata sistemata una gigantesca fontana realizzata dallo scultore-architetto fiorentino Francesco Camilliani per la lussuosa residenza toscana del viceré don Pedro de Toledo, ma che fu venduta dal figlio di questi alla città di Palermo che la pagò nientemeno che 30.000 scudi. Per trasportarla fu smontata in ben 644 pezzi, poi pazientemente ricomposti, direttamente sulla piazza sotto la guida del figlio dell’autore: Camillo Camilliani. É proprio monumentale e scenografica, comprende bacini di diversi livelli sovrapposti, di dimensioni diverse, con decorazioni marmoree e si alternano figure allegoriche, divinità, animali, personaggi mitologici. É circondata da una cancellata, opera ottocentesca di Giovan Battista Basile. Dai Palermitani è chiamata anche piazza della Vergogna, sono varie le ipotesi su questa denominazione, una si riferisce all’illecito per aver pagato tanto la fontana.

Il Municipio lo abbiamo visitato, con le belle stanze arricchite di affreschi e quadri, la sala ove si riunisce il Consiglio Comunale e anche la sedia del sindaco che, a turno, abbiamo occupato per una foto.
Abbiamo ancora visto la chiesa ortodossa, ma si stava celebrando la Messa e poi velocemente, per non tardare per il pranzo, abbiamo visitato la bellissima cattedrale di Palermo dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo. La patrona della città è Santa Rosalìa a cui è dedicata la cappella meridionale posta nell’abside minore del transetto destro e, ovviamente, la chiesa sul monte Pellegrino.

Le guide per oggi ci hanno organizzato lo “Street food” cioè il pranzo in strada, con una lunga tavolata, in un vicolo abbastanza ampio, con la strada a fianco e dietro ad essa i negozi di prodotti tipici. Ci hanno fatto “assaggiare” i cibi particolari: le panelle, altri fritti, la caponata, il tutto innaffiato da un ottimo vino bianco. C’era solo, d’impiccio, un fastidioso vento che faceva volare piatti, bicchieri e posate di carta.

Nel pomeriggio siamo saliti sul monte Pellegrino, ove, in sobrio stile barocco, sorge il santuario dedicato a Santa Rosalia, costruito intorno alla grotta ove la santa era solita vivere in solitudine e preghiera.
Rosalìa, una giovane che la tradizione fa appartenere alla dinastia regnante dei Normanni, qualcuno addirittura la dice nipote di Guglielmo II, alla metà del XII secolo si ritirò in penitenza in una grotta sul monte Pellegrino. Dopo la morte, che probabilmente avvenne nel 1166, per una forte devozione popolare, fu proclamata santa e patrona di Palermo. A lei, tra gli altri, si attribuì il miracolo di aver fatto cessare la peste che flagellava la città nel XVII secolo, in seguito al ritrovamento delle sue ossa, il 13 luglio 1624.
Fu la stessa santa ad indicarne il luogo in una miracolosa visione. Per ringraziamento fu eretto il santuario che da allora è meta di continui pellegrinaggi. L’acqua, che ancora oggi stilla dalle pareti, è ritenuta miracolosa. Meraviglioso è il paesaggio che si gode da quella altezza.

Al rientro avevamo un po’ di tempo libero ed io e qualche altra signora ci siamo recate nella chiesa di San Vincenzo de Paoli per la santa Messa. Per me c’è stata un’occasione bellissima, per la comunione mi è toccato un pezzetto di pane azzimo. Poi ho chiesto lumi al sacerdote che mi ha spiegato che lo usano al posto delle ostie durante la Messa più solenne delle 12, la domenica. Quel pezzetto era rimasto ed è capitato proprio a me! Ringrazio il Signore per questa esperienza che non avevo mai fatta e che mi ha resa felice.
Abbiamo concluso la giornata con la cena al ristorante e poi a letto.

23 aprile 2018

Il programma prevedeva: visita libera della città, così ci siamo divisi e mentre alcuni hanno preferito lo shopping o il giro in carrozzella o visite varie, io e un nutrito gruppo, abbiamo scelto il Palazzo dei Normanni con la Cappella Palatina e una mostra di pittura fiamminga. Dal 3 luglio del 2015 il sito “Palermo arabo-normanno e le Cattedrali di Cefalù e Monreale” sono state definite dall’Unesco: Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Dopo l’incoronazione del 1130, Ruggero II ordinò la costruzione della Cappella del Palazzo che dal punto di vista architettonico e decorativo rappresenta l’incontro tra culture e religioni diverse perché furono impegnate maestranze bizantine, islamiche e latine. La chiesa è dedicata a San Pietro Apostolo. Nella cupola domina l’immagine del Cristo Pantocratore (Onnipotente, Signore del mondo) che si ripete nel catino dell’abside centrale.
Tra i mosaici più antichi vi sono scene del Nuovo Testamento, come il Battesimo di Gesù e poi eventi della vita di san Pietro e San Paolo. Tutti questi mosaici colpiscono col loro abbagliante sfolgorìo. Bello e certamente di valore è il candelabro marmoreo presso il pulpito. Questi luoghi meriterebbero delle visite lunghe e dettagliate ma, quando si è in comitiva, bisogna rispettare sempre i tempi a disposizione e allora ci accontentiamo di una visita veloce che però ci ha dato l’idea.

Uno sguardo attento, ma anche qui veloce, l’abbiamo dedicato alla mostra di pittura fiamminga che presenta importanti dipinti provenienti dalle collezioni pubbliche e private della Sicilia e che vanno dal tardo Quattrocento al Seicento. Ci sono tavolette di piccole dimensioni e dipinti enormi. Qui figure, ambienti, paesaggi sono rappresentati minuziosamente e l’uso del colore dà loro grande espressività.

Il pranzo oggi è stato al ristorante e poi nel pomeriggio ci siamo recati in visita alla sede Auser “Leonardo Sciascia” di Palermo. Che accoglienza!!! Il coro, in perfetta divisa, già sistemato sul palco, diretto da un instancabile maestro, musicista e presentatore ci ha deliziati, ma anche coinvolti, con un ricco e vario repertorio. Abbiamo cantato tutti, scattato foto, loro e noi ed io ho filmato molti momenti. In fine, a ricordo della visita, il presidente ha consegnato due targhe per le nostre sedi Auser di Via IV Novembre e Via Tirreno a Rosa e Luciana, insieme a due dipinti, opera dei loro soci.

Sempre accompagnati da Gaspare ed Andrea ci siamo recati poi all’Auser di Ficarazzi. Anche qui un’accoglienza festosa con tanto di pannello di benvenuto all’esterno e atteggiamenti di amicizia e cordialità da parte dei componenti del loro gruppo. Ci hanno offerto una ricca e gustosa cena: pasta con salsiccia e finocchietto, crostini con pomodoro e alici, panelle, fritti vari, nespole dolcissime e saporite, torta, giacchè Enza, una di loro, festeggiava il compleanno, cannolo e altro dolce. Il tutto intervallato da musica e balli. Il rientro è stato un po’ tardo, dopo la mezzanotte, ma eravamo felici.

24 aprile 2018

In questo quarto giorno la sveglia è suonata un po’ più tardi e, dopo colazione, ci siamo diretti a Monreale. Sorge, non lontano da Palermo, alle pendici del monte Caputo su una collinetta da cui lo sguardo spazia sulla bella e amena Conca d’Oro, ove un tempo si estendeva una rigogliosa e ricchissima riserva di caccia, preferita dai signori arabi e dai regnanti normanni. La cittadina, nei secoli, si è andata sviluppando intorno alla sua monumentale cattedrale ed è ora circondata da agrumeti e frutteti. É celebre per i vini pregiati. Per l’eccellente olio e per aver dato i Natali, nel 1603, a Pietro Novelli, apprezzato pittore noto come il Monrealese.

La cattedrale appare come un edificio romanico dall’aspetto austero ed essenziale. Fu voluta dal re normanno Guglielmo II il Buono che nel 1166 era succeduto, all’età di 12 anni, al padre Guglielmo I il Malo. Si dice che la chiesa fu edificata nel luogo in cui al re giovanetto sarebbe apparsa la Vergine per indicargli dove il padre aveva sepolto i suoi inestimabili tesori. Nel 1172, una volta maggiorenne, proprio con quelle ricchezze, in quel luogo, fece iniziare i lavori per la costruzione di un complesso che doveva comprendere la chiesa, un convento e un sontuoso palazzo reale. I lavori procedettero velocemente e, nel 1176 già giunsero 100 monaci benedettini da Cava dei Tirreni, la chiesa venne intitolata a Maria S.S. Assunta. Nel 1183 papa Lucio III concesse alla cattedrale il titolo di Metropolitana e all’abate quello di vescovo. Nel 1189 Guglielmo II morì, ma la chiesa che aveva voluto fortemente era quasi ultimata. All’esterno l’assenza della cupola è bilanciata dalle due torri quadrangolari, tipiche dell’architettura normanna. Dopo un periodo di tregua, alla fine del 400 ripresero i lavori per una sacrestia, nel secolo successivo i pavimenti delle navate e poi le cappelle, il portico nel 1547 che fu modificato nel 1770. Nel 1986 la Cattedrale è stata elevata al rango di Basilica Minore. I mosaici nell’interno sono le peculiarità più celebri di questa chiesa, sono 130 quadri contornati da miriadi di figure che occupano circa 10.000 mq di superficie e tappezzano quasi interamente le pareti dell’edificio. Anche qui, nell’abside maggiore rifulge la gigantesca figura del Cristo Onnipotente, circondato da Arcangeli, Cherubini, Serafini, Profeti, Apostoli… e poi un vero e proprio tessuto musivo di serti floreali, composizioni geometriche, strisce colorate come eleganti decorazioni di tutte le diverse composizioni. Grande suggestione trasmette questo sfondo interamente dorato insieme ad una lucentezza ed un gioco di riflessi. É davvero incomparabile! Accanto alla cattedrale, oggi sopravvive il palazzo reale trasformato in seminario e lo splendido chiostro, voluto sempre da Guglielmo II. Descrive un quadrato perfetto di 47 metri di lato, scandito da 228 colonnine binate che sorreggono con i capitelli, mirabilmente scolpiti, gli archi a sesto acuto. Sono decorate tutte con motivi e materiali diversi dall’oro ai mosaici, dalle pietre preziose alla lava.

Con ancora negli occhi queste meraviglie e questo incanto, uscendo fuori, Salvatore e Michela, due attivi compagni di viaggio e bravi “esploratori” mi hanno consigliato di recarmi più avanti per vedere un’altra meraviglia. Sulla parete esterna della chiesa del S.S. Crocifisso vi è il più grande pannello di maiolica policroma d’Italia, misura 50mq, probabilmente disegnato dallo scultore Nunzio di Paola e lì collocato nel 1718 e restaurato nel 1975. Composto da 1.500 mattonelle raffigura il S.S.Crocifisso in mezzo ad una festa di colori sotto il ricco baldacchino azzurro tenuto aperto dagli Angeli. Ai piedi della croce è riportato il Duomo che spicca in mezzo al panorama dell’antica Monreale. In alto, una scritta in latino dice:”Proteggerò questa città e la salverò per me”.

Sempre accompagnati dalle nostre simpatiche e disponibili guide Gaspare ed Andrea ci siamo recati all’Auser di Monreale ove ci aspettavano per il pranzo, anche qui abbondante e gustoso: pizza di due tipi, pasta tipica, panelle, fritti vari, cannolo, caffè, digestivo! Sono stati molto accoglienti e cordiali e anche qui c’è stato l’omaggio per l’Auser di Potenza.
Abbiamo sempre ringraziato gli amici siciliani delle tre Auser per l’ospitalità e l’affabilità e li abbiamo invitati a venire nella nostra città. Ci hanno promesso che si organizzeranno e verranno.

Siamo ritornati a Palermo e c’ è stato concesso del tempo libero per gli ultimi acquisti o le ultime visite a luoghi o monumenti.
Michela, Salvatore ed io siamo andati a vedere e fotografare l’albero più grande d’Europa. Nel 1863 l’architetto Filippo Basile progettò e costruì il giardino Garibaldi, all’inglese, sul piano della Marina di Palermo, oggi piazza Marina e proprio nel 1863 lì fu piantato un Ficus che ha trovato ambiente e clima favorevole ed è cresciuto a dismisura, addirittura inglobando e distruggendo le piante che crescevano vicino. Si chiama Ficus macrophylla subsp. Columnaris. Dai rami laterali si dipartono delle radici aeree che, raggiunta terra, diventano enormi “colonne” (perciò columnaris) che sostengono il ramo che può continuare a crescere e ad allungarsi per decine e decine di metri.
Siamo passati anche a salutare la Madonna della Provvidenza e ad attingere un po’ della sua miracolosa acqua.
Giunti all’hotel abbiamo salutato affettuosamente le guide, ci siamo recati a cena e poi a preparare la valigia e riposare perché domani ci attende il lungo viaggio di ritorno.

25 aprile 2018

Abbiamo anticipato un po’ la colazione e siamo partiti alla volta di Cefalù. Qui abbiamo visitato il Duomo. Io l’avevo già visto nel viaggio precedente perciò mi sono soffermata poco. Col nome di Duomo di Cefalù è nota la Basilica Cattedrale della Trasfigurazione. É una Basilica Minore. Fu edificata per volere di Ruggero d’Altavilla dal 1131. É uno dei monumenti più rappresentativi dell’arte arabo-normanna in Sicilia ed anch’essa, dal 3 luglio 2015, è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità insieme a Palermo e Monreale.
Alcuni del gruppo, ed anche io, abbiamo visitato il lavatoio medievale “Fiume Cefalino” restaurato nel 1991, composto da diversi punti per il lavaggio. Le donne si inginocchiavano ciascuna davanti ad una vaschetta e strofinavano i panni su pietre scanalate. Poverine! Lì presenti c’erano dei ragazzi in gita che ritenevano assurdo ed impossibile un lavoro del genere. Conoscere i sacrifici degli antichi dovrebbe aiutare, soprattutto i giovani, a saper apprezzare le comodità dei nostri tempi!

La seconda tappa l’abbiamo efettuata al santuario di Tindari. Ci siamo trovati alla fine della Messa. Abbiamo velocemente visitato la bella chiesa dedicata alla Madonna Nera Bizantina col Bambino che risale al IX secolo. É uno dei più importanti santuari mariani della Sicilia. É a tre navate, decorate con mosaici che rappresentano i Misteri del Rosario. La visita è stata breve perché era orario di chiusura. Abbiamo consumato il pranzo individuale, una passeggiata per il paesino, qualcuno addirittura negli scavi e abbiamo ripreso il viaggio.
L’imbarco è stato immediato, senza attese. Salutata la Sicilia, ritornati sul continente, percorrendo l’autostrada del Mediterraneo, abbiamo continuato il viaggio fino a destinazione, a piazza Zara, a Potenza.

Questa bella vacanza è finita, ci resta il ricordo dei luoghi bellissimi e delle unicità che abbiamo visto, delle meravigliose persone che a Palermo ci hanno accolti con gioia e disponibilità, dei compagni di viaggio con i quali ci siamo meglio conosciuti ed abbiamo fraternizzato maggiormente.

A me non resta che dire un grosso “Grazie” al Signore perché tutto si è svolto nel migliore dei modi e ringraziare tutti voi, scusatemi se non vi nomino uno ad uno, siete troppi! Desidero, però, a nome mio e, penso di interpretare anche il vostro pensiero, ringraziare di cuore coloro che si sono tanto impegnate per organizzare questo viaggio, ci hanno accompagnati, hanno vegliato su di noi, sempre attente ad ogni nostra necessità, ai nostri angeli, alle meravigliose: Rosa, Luciana e Carmela.

Grazie e… alla prossima!

Crescenzia Lucia

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