A proposito di Matera capitale europea della Cultura 2019: non può prescindere da infrastrutture e rispetto per l’ambiente

di Valerio Mignone*

Non si può non esprimere soddisfazione per la designazione di Matera a capitale europea della cultura 2019. E, parimenti, non si può non riconoscere la brillante intuizione ed il coraggio del Comitato che ha avanzato la candidatura di Matera, ritrovatasi a dover competere con città di alta valenza storico-culturale, quali sono Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna, Siena. Occorre, infine, dare merito alla giuria internazionale preposta alla scelta ed alla designazione per aver dimostrato, a sua volta, di ispirarsi a criteri innovativi, più che a vecchi stereotipi. E fino a prova contraria, non si tiene conto di quei sospetti su interessi lobbistici di cui si è letto anche su questo giornale. Ciò detto, si deve ricordare che la Matera millenaria ed il suo territorio sono stati centri di cultura sin dalla antichità, al tempo della Magna Grecia, come testimoniano beni storici, artistici, e monumentali, oltre che uomini del passato, antico e recente. Basti ricordare gli scavi archeologici nel Metapontino – ed il suo studioso Dinu Adamesteanu – e gli stessi sepolcreti dell’età del bronzo sulle Murge ed a Timmari, portati alla luce dal medico Domenico Ridola, pioniere degli studi preistorici nel Meridione. Ed infine, nella Basilicata di Ernesto De Martino perché non considerare propiziatrice la scoperta, in questi giorni, di affreschi tardo-medievali e rinascimentali in cripte sotto il pavimento della cattedrale di Matera? Il Materano è stato luogo fertile per la formazione giovanile di uomini, come – a Montalbano Jonico – Francesco Lomonaco, divenuto patriota e politico di altissimo senso etico, oltre che letterato in amicizia con Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni. Perciò, meritatamente Lomonaco viene ricordato agli italiani con un busto esposto nei giardini del Pincio a Roma. In un passato più recente, quella Matera, definita per i “Sassi” “vergogna nazionale”, nel suscitare grande interesse per lo studio dell’antropologia, indusse anche imprenditori illuminati come Adriano Olivetti a ricercare nuove vie per creare una Comunità tra luogo di lavoro e Cittadinanza, ed ispirò poeti e scrittori nel rappresentare la vita del materano. Perciò, Rocco Scotellaro di Tricarico ha meritato il suo inserimento nelle antologie della Letteratura italiana, ed il torinese Carlo Levi – fattosi seppellire in quella Aliano che lo aveva stregato -ha proiettato, pur con le sue forzature, il Materano al di fuori dei confini nazionali. Ma la cultura non è soltanto dottrina, letteratura, filosofia, arte, musica. Cultura è anche capacità di progettare e migliorare le proprie condizioni di vita, come hanno dimostrato quei tanti contadini materani che, con le loro lotte nel secondo dopoguerra, hanno indicato al potere politico le vie del progresso sociale. Matera – radicalmente cambiata anche per quelle lotte – ha voluto conservare, per testimonianza storica, i luoghi della sua arretratezza, utilizzati oggi da registi famosi come “location” per riprese cinematografiche. Per quanto riguarda i giorni nostri – superata largamente la concezione storicistica crociana tra cultura umanistica e cultura scientifica – a Matera sono da considerare Istituzioni di eccellenza il Centro di Geodesia Spaziale afferente all’Agenzia Spaziale Italiana; qui si vive quella cultura ad alta tecnologia, che può stimolare iniziative economiche ad essa collegate. Altrettanto dicasi per la Trisaia del Cnr a Rotondella. E, al di là degli errori gestionali di natura politica, potrà essere recuperata la professionalità di operatori di quel che resta dell’Agrobios a sostegno del settore agroalimentare che, con le sue varie filiere, è un motore della economia nel materano. In questo quadro, di intesa con gli Istituti universitari della Basilicata, e con un bagno di umiltà, è doveroso ricomporre fratture eventualmente determinatesi, e senza indugio si deve procedere alla elaborazione di programmi di alto profilo nel campo della innovazione perché la cultura possa diventare strumento attivo di economia. Oggi la cultura non deve essere considerata un lusso della mente, riservato ad una elite. Proprio questa elite deve impegnarsi perché il lusso si diffonda tra le masse e diventi bene comune. Quel turismo di massa, prettamente stagionale – che già esiste nel Materano – sia, dunque, occasione per estendere cultura alla massa, a beneficio della massa stessa. In tal modo si potrà realizzare quel che il recente rapporto Svimez ha indicato, e cioè, che una intelligente valorizzazione dei beni culturali potrebbe creare 250.000 posti di lavoro. Per rendere produttivi gli affascinanti attrattori per un turismo culturale di massa e di livello internazionale, si devono risanare subito i deficit infrastrutturali che affliggono Matera nel settore dell’accoglienza, e, soprattutto, nelle vie di comunicazioni, completando la linea ferroviaria Matera-Ferrandina, e l’aeroporto di Pisticci per i voli charter, non senza impegnarsi con alacrità nella bonifica della Val Basento. Ovviamente, un modello di sviluppo economico basato sulla diffusione della cultura non può prescindere dalla salubrità e dalla integrità ambientale e paesaggistica. Purtroppo, questi valori vengono messi a repentaglio dalla legge dello Stato, appena approvata, che potrebbe dar via libera ad una devastante trivellazione petrolifera persino nel mare Jonio. Occorre vigilare perché ciò non accada!

*Già parlamentare e presidente della Università Popolare di Maratea-Trecchina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *